N°2
LA RAGAZZA CHE GIOCAVA CON
L’ARCO
Villa Bishop ore
20.30
Un ricevimento in grande stile, per raccogliere fondi da destinare alle vittime dello tsunami in Giappone. Entrambe le ragazze si sentivano come pesci fuor d’acqua in quell’ambiente esclusivo frequentato dai ricchi dell’alta società. Tuttavia, entrambe le ragazze avevano un ottima ragione per essere presenti lì, quella sera.
<Dio sono così a disagio> confessò Jessica <Non sono molto abituata a vestirmi così elegante>
<Oh ma se stai benissimo> le rispose Belinda
<Come mai siam dovute venire anche noi?>
<Te l ho detto, Clint è l’ospite d’onore della serata e voleva che lo accompagnassimo. Vedi, talvolta i Vendicatori partecipano ad eventi di beneficenza tipo questo e a lui gli sembrava carino invitarci>
<Sarà... a me sembra di stare in un episodio di the O.C. >
Eran passate due settimane da quando Jessica era stata salvata da Clint. Ormai i due eran diventati buoni amici e lui le aveva presentato la sua fidanzata. Le ragazze si piacquero e legarono immediatamente e a Clint faceva immenso piacere avere due persone al di fuori dei Vendicatori con cui parlare della propria vita di supereroe. Per questo motivo le imbucò alla festa di stasera.
Ben presto il padrone di casa, Derek Bishop, prese il microfono e cominciò a parlare.
<Signori e signore, buonasera, e grazie per esser venuti qui questa sera per la raccolta fondi a favore delle vittime dello tsunami. E’ con immenso piacere che vi presento l’ospite di questa serata, che si esibirà per noi in alcune prodezze che vi lasceranno a bocca aperta: signore e signori ecco a voi.... OCCHIO DI FALCO!>
Il pubblico cominciò ad applaudire e Occhio di Falco, accompagnato dal brano “Sweet Child O’Mine”, fece il suo ingresso nel cortile della villa camminando su di una corda testa sopra le loro teste; da lì, nonostante l’equilibrio precario, incoccò una freccia nel suo arco e la scagliò verso il bersaglio che Bishop aveva fatto mettere al centro del cortile e, nemmeno a dirlo, fece un clamoroso centro che mandò il pubblico in delirio. Scese dalla corda con un balzo acrobatico e una volta a terra fece un inchino. Per lui era un ritorno alle origini, come quando da ragazzo si esibiva al circo, e sebbene non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce con nessuno, quelle esibizioni divertivano anche lui.
Il suo show continuò; Falco eseguì alcuni tiri da bendato che non mancarono il bersaglio, dopodichè chiamò due ragazze dal pubblico per eseguire alcuni numeri alla Guglielmo Tell e “casualmente” le due ragazze prescelte furono Jessica e Belinda.
<Ecco perchè ci ha volute qui...> disse sarcasticamente Jess, sottovoce
<Mi sa che hai ragione> le rispose Belinda sorridendo <Clint sa essere un pò pavone,quando vuole...>.
Le due ragazze conoscevano benissimo le capacità di Clint e nutrivano in lui la massima fiducia, e il fingersi sorprese dalla sua abilità fu la parte più divertente.
Ad un certo punto mr Bishop riprese il microfono e richiamò l’attenzione su di se
<Un attimo di attenzione per favore... adesso, il signor Occhio di Falco si esibirà in un amichevole competizione con la mia figlia diciasettenne, Kate!>
Non appena finì di parlare, avvolta in un bel completo color pesca fece il suo ingresso la ragazza, che impugnava un arco e aveva a tracolla una faretra
<Ma dice sul serio?> disse Falco, incredulo
<Suvvia, Vendicatore... è una cosa carina. Kate aveva tanta voglia di conoscerti... si è allenata a lungo per questa serata>
Qualsisi cosa per soddisfare i capricci della tua mocciosa eh Bishop? – pensò tra sè e sè Occhio di Falco – ma se è per beneficenza...
<D’accordo signorina. A lei il primo tiro.> le disse gentilmente
<Allontanate il bersaglio...> disse ai camerieri, che eseguirono il compito
<Mmmm... presuntuosetta, la ragazzina...> pensò ancora <Vediamo che sa fare>
Kate prese la mira e scagliò la freccia: fece centro al primo colpo. Il pubblico applaudì entusiasta.
<Ehi! Io quella la conosco!> esclamò Jessica
<Chi?> chiese Belinda
<La figlia di Bishop... Kate. Io la conosco.>
La gara tra i due andò avanti: ovviamente il supereroe era di un altra categoria, ma la ragazza non sbagliava un colpo e tutti rimasero stupefatti dal suo talento. Tutti. Compreso Occhio di Falco.
<Lo devo ammettere ragazza, sei davvero in gamba. Molto più di quanto mi aspettavo>
<Grazie. Significa molto detto da te.>
<Adesso però ti faccio vedere una cosa che non riesce a tutti...> tirò fuori una freccia dalla faretra, prese la mira e la scagliò: la freccia andò a spaccare a metà quella di Kate infilzata sul tabellone.
<Bellissimo...> esclamò Kate.
La gente in sala rimase in stupefatto silenzio per alcuni secondi, prima di lasciarsi andare in un eccitato applauso. Nessuno si aspettava un colpo del genere. Clint si riprese la scena.
<Aspetta, voglio provarci anch’io...> la ragazza prese la mira e lanciò la freccia, ma il colpo alla “Robin Hood” non le riuscì. Un “oooooooooooooh” di dispiacere si elevò nell’aria.
<Eh ragazza mia, non è un colpo che s’impara così da un giorno all’altro...> e così dicendo lo eseguì una seconda volta, spaccando a metà la freccia che aveva lanciato pochi secondi prima.
Il pubblico, inutile dirlo, si lasciò andare ad un boato entusiasta per quell’ultima prodezza; la gara terminò in uno scrosciante mare d’applausi e tutti “assalirono” il Vendicatore congratulandosi per la sua bravura o chiedendogli di posare per alcune foto e firmare degli autografi. Fra le numerose persone che accerchiarono l’arciere uno su tutti cercò di farsi largo (anche con un pizzico di arroganza) un robusto signore, vestito con un abito costoso e che fumava un grosso sigaro
<Eccezionale, veramente... eccezionale. Non trovo altro termine per definire il suo talento. Mi dica, avrebbe intenzione di utilizzarlo per guadagnarci un bel gruzzolo?>
<Prego?>
<Si mr Falco. Sono Roscoe T. Barlow, senz’altro conoscerà la mia società, la R.B. System. Volevo offrile un posto come capo della sicurezza e...>
<Ah è lei dunque? Il tizio che sta continuando a tempestare la base dei Vendicatori di telefonate? Mi stia a sentire, il nostro centralino serve a cose ben più serie che ha raccogliere le seccature di scocciatori come lei.>
<Ma come si permette? Io...>
<Avevo lasciato detto al nostro maggiordomo di rifiutare garbatemente già la prima volta che chiamò per propormelo. I Vendicatori sono al servizio della comunità e non di ricconi a cui pesano le tasche!>
<Ah si? E Iron Man dove lo mette?> rispose lui, seccato
<Quello è uhm... diverso> farfugliò in evidente imbarazzo < Comunque mister Barlow la mia risposta è no. E ora, se volete scusarmi...> e così dicendo imboccò l’uscita.
Uscì fuori dalla villa, per poi tornarci dopo qualche minuto in borghese per recuperare le due ragazze.
<Amore, è stata una serata piacevole. Inutile dirti che sei stato molto carino a prestarti. Non lasciare che quella discussione ti rovini la serata.>
<No... no, hai ragione Belinda. E’ che i riccastri come lui io proprio non li sopporto. E l’ultima volta che ho fatto il capo della sicurezza per una società del genere le cose non sono andate benissimo...> (1)
<Dai, basta rimuginare sul passato. Piuttosto, devi ammetterlo, quella ragazza è davvero brava.>
<Già è molto abile, ha molta dimestichezza con arco e frecce. Mi chiedo dove abbia imparato...>
<Se vuoi possiamo chiederglielo. Io la conosco.> gli disse Jessica
<Chi? La marmocchia di Bishop? E dove l’hai conosciuta?> chiese lui
<Oh non lo indovineresti mai...>
Glielo rivelò, ma lui, incredulo, non le credette. Ne discussero anche nei giorni consecutivi finchè alla fine lei decise di mostrarglielo facendosi accompagnare nel famigerato luogo.
<Ancora non ci credo che mi hai convinto a seguirti fin qui...>
<Così la vedrai con i tuoi occhi, stupido brontolone.>
<Andiamo! La figlia di Derek Bishop a fare volontariato in una mensa per i poveri! E chi altri c’è con lei, a sfamare i barboni? La sorella di Donald Trump? La mamma di Rockfeller? I cugini di Tony Stark?>
<Continua a fare lo spiritoso, mister boccalarga... che ride bene chi ride ultimo>
Entrarono nella mensa e immediatamente Barton rimase a bocca aperta, incredulo, mentre un sadico ghigno di soddisfazione si faceva largo sul viso di Jessica
<Visto? Ora non fai più il sarcastico vero?> disse lei, orgogliosa e fiera
<Tu cosa diavolo ci fai qui?> chiese Clint rivolgendosi direttamente a Kate, mentre questa riempiva col mestolo il piatto di minestra ad un senzatetto.
<Tu chi diavolo sei? mettiti cuffia e grembiule e renditi utile, invece di impicciarti degli affari miei.> le rispose lei, tagliente come un rasoio. Clint s’era completamente dimenticato che quando si erano conosciuti indossava il suo costume. Si misero entrambi al lavoro aiutando a servire la povera gente che in fila indiana aspettava il proprio turno. Jessica saltuariamente andava lì a fare del volontariato, Kate ci andava due volte alla settimana da due anni. Si conoscevano superficialmente ed evidentemente Jess non era a conoscenza dei ricchi natali di Kate.
Non appena terminarono il turno, Clint e Kate cominciarono a scambiar due chiacchiere
<Senti, scusa per prima. E’ che... ero presente al ricevimento alla tua villa, l’altra sera. Ho accompagnato Jess. Comprenderai certamente che dopo averti vista in quel contesto beh.... non mi aspettavo certo di vederti in un posto del genere. >
<Capisco. Si immagino che dev’essere sconcertante. Pensavi certamente che fossi una tipa alla Paris Hilton, che pensa solo ai vestiti, alle feste, ai filrt...>
<Uh... si, una cosa del genere.> ammise candidamente Clint.
<Quella è mia sorella. E’ lei la festaiola. Io ho sempre pensato che l’esser nata in una famiglia ricca non mi renda migliore degli altri, e che chi è privilegiato ha un debito verso la società. >
<Questo è molto bello, specie per una ragazzina di diciasette anni cresciuta nella bambagia. Per quel che ne so io voi ricconi solitamente...>
<Quello che Cint voleva dire> lo interruppe Jessica, tirandogli una gomitata < è che quello che fai è ammirevole, che ti fa onore aiutare chi è più sfortunato.>
<So cosa voleva dire, e lo capisco. Nell’ambiente in cui son cresciuta sono tutti così.> disse con un pizzico di malinconia nella voce.
<Aiutare chi è più sfortunato... tutte balle. Sono solo chiacchiere. >
<Ernie... hai bevuto?> gli chiese Jess. Ernie era un senzatetto che abitualemente frequentava la mensa. Era innocuo, solitamente tranquillo, ma quando beveva diventava polemico e brontolone. Era un nero, un reduce del Viet Nam ed era un senzatetto. Di discriminazione ne sapeva più di chiunque altro.
<No, è come dico io... io vivo per la strada da anni e anni, e ne ho viste di tutte i colori. Cambiano i piedi ma i culi che vengono calciati sono sempre gli stessi. Quando a soffrire e morire è la povera gente, non gliene frega niente a nessuno... sbirri, politici, nessuno. Nemmeno ai supereroi. Tranne Devil, quello di Hell’s Kitchen... e infatti guardate, non è nemmeno iscritto ai Vendicatori o ai Fantastici Quattro. Però se a venire toccato è il culo di un ricco si scatena un putiferio! > poi tirò fuori una copia del Daily Bugle e la mostrò a tutti <Leggete qua. Leggete, e ditemi se mi sbaglio. Lo squartatore, lo chiamano. Ne ha ammazzate ben otto! Otto, cacchio! Ma nessuno era famosa. Nessuna era come miss culetto d’oro qui!> gridò indicando Kate <Se fosse toccato a lei il papà ricco avrebbe mosso l’esercito per avere la testa di quel bastardo!>
<Fammi vedere...> disse Kate, strappandogli il giornale dalle mani. Lesse il giornale avidamente, poi lo gettò a terra e si diresse piangendo in bagno.
<Ah, sa che ho ragione...>
<Stà zitto amico!> lo riprese Clint.
Tutti i presenti nella sala credettero che Kate fosse turbata per le parole che le aveva rivolto il vecchio Ernie. Ma non era quello, il motivo delle sue lacrime; era un segreto nascosto nel profondo della sua anima.
Quella notte non riuscì a dormire, ovviamente. Era da tempo ormai che stava riflettendo su quella decisione e quell’articolo di giornale sulle otto vittime dello squartatore le aveva spazzato via gli ultimi dubbi. Si fece una lunga doccia calda e una volta rientrata in camera indossò per la prima volta il suo costume: era composto da una tuta completamente nera, simile a quella dei motociclisti, riforzata con una sottile armatura di cuoio. Raccolse i capelli annodandoseli sulla nuca, poi rimase a fissare la propria immagine allo specchio per qualche secondo, prima di indossare la mascherina nera. Infine prese la faretra e l’arco, anch essi in tinta col resto e, quasi senza accorgersene, e in strada a bordo della sua moto alla caccia di criminali. Il nome in codice scelto dalla ragazza fu Black Arrow, la Freccia Nera, come l’omonimo romanzo scritto da Robert Louise Stevenson.
La mattina dopo Clint Barton leggeva la sua copia del Bugle mentre faceva colazione, e quando arrivò alla pagina della cronaca locale quasi ebbe un colpo: un trafiletto di poche righe, ma il cui titolo era inequivocabile: Occhio di Falco sventa rapina ad un negozio di liquori. Secondo l’articolo, l’episodio era accaduto nei pressi del Bronx; una freccia lanciata con accurata precisione colpì la ruota anteriore della motocicletta dei rapinatori, mettendoli K.O. . Un azione di cui andare fieri, dunque. Peccato che quella sera Clint di trovava da tutt’altra parte e quindi non poteva essere stato lui. E allora, chi è che si spacciava per lui? Urgeva scoprirlo. Infatti, quella sera stessa si mise a pattugliare il Bronx, sapendo che l’emulatore prima o poi sarebbe comparso. Se c’era una cosa che non mancavano in quel quartiere erano i guai. Gli appostamenti non sono mai come si vede nei film, l’attesa fu lunga ma venne ripagata quando, seguendo alcune urla che provenivano da un vicolo, s’imbattè finalemente nella ragazza, che si preparava ad affrontare cinque teppisti ispanici che aveva sorpreso nel tentativo derubare un magazzino di articoli sportivi. L’arco e la faretra che portava sulla schiena non lasciavano dubbi sche fosse lei l’oggetto della sua ricerca ma rimase sorpreso nel constatare che si trattasse di una donna. Rimase ad osservare quando il primo delinquente tento di aggredirla, va venne steso con un calcio allo stomaco. Un altro, armato di un coltello a farfalla cercò di pugnalarla, ma lei ne bloccò il polso e lo atterrò con un pregevole proiezione di judo. Aveva visto abbastanza: era in gamba, molto, e doveva scoprire di chi si trattasse. Scese nel vicolo e alla sua vista gli altri tre scapparono: due andarono a destra, un altro a sinistra.
<Dobbiamo parlare...> le disse lui
<Aspetta!! Non li lascerai scappare? Dobbiamo...>
<Non pensare a loro, e inizia a vuotare il sacco...> prese una freccia e la puntò verso il ragazzo a destra. Tirò e una freccia-bolas avvolse il ragazzo dai gomiti alle caviglie. Poi, ne lanciò una seconda nella direzione opposta. La freccia disegnò una lunga parabola nel cielo e una volta sopra le teste dei due ragazzi si aprì un enorme rete che imbrigliò i due fuggitivi.
<Che figata!> esclamò lei
<Allora Kate? Comincia a parlare...>
<Mi... hai riconosciuto?>
<Cosa credi, che basti una maschera alla “Spirit” per non riconoscere la figlia dei Bishop? Inoltre ti sei tenuta queste, che riconoscerei tra mille> le disse togliendole dalla faretra le frecce che gli appartenevano <E puoi averle solo tu, dato che le hai prese l’altro sera alla villa.>
<Quelle mi servivano da prototipo per farmene fare una serie. Ascolta, te ne volevo parlare appunto l’altra sera, ma non me ne hai dato modo, perchè hai iniziato a litigare con Barlow e...>
<Una serie di che? Parlarmi di cosa? No, dico non starai mica pensando di fare coppia con me spero?>
<C’è un precedente per quel che riguarda una coppia di partnes arcieri....>
<SCORDATELO!>
<Perchè no? L’hai detto anche tu che sono brava.>
<Ma perchè è una follia! Nella vita reale questa cose non succedono! Mio dio, hai diciasette anni, dovresti pensare ai ragazzi e hai vestiti, e non rompere le corna ai rapinatori!>
<E’ la mia vita e tu non hai il diritto di dirmi cosa devo fare!> sbottò Kate <Ho bisogno del tuo aiuto, voglio che tu m’insegni tutto quello che sai! Io posso anche pagarti se tu...>
<Un’altra riccona che pensa di potermi comprare!> s’infervorò lui <Hai sentito quello che ho detto a casa tua l’altra sera? Non sono sul mercato! E comunque la lotta al crimine non è un gioco per ragazzine annoiate! E’ troppo, troppo pericoloso! Per la strada non c’è gente che scherza, uccide per davvero!>
<Credi che non sappia cosa accade alle persone, per strada? Io ho i mezzi e le capacità per fare quello che fai tu! Pensa a quante cose possiamo fare, insieme...>
<Tornatene a casa, Kate! Vattene, e trovati un hobby, trovati un ragazzo, ma togliti dalla testa questa folle idea di giocare al supereroe!>
<Aspetta, aspetta! Per esempio, quel tizio del giornale, lo squartatore... possiamo lavorare insieme per fermarlo! Potrei aiutarti e...> le si avvicinò in silenzio e le strappò la mascherina dal viso, poi le ripetè, deciso:
<Vattene a casa, Kate...> e se ne andò, dandole le spalle. Kate rimase a fissarlo in silenzio, con il viso segnato dalle lacrime e mordendosi il labbro inferiore dalla rabbia.
Base dei Vendicatori, il giorno dopo.
Nella palestra della base, Occhio di Falco e il nuovo Capitan America si dedicavano alla consueta seduta di allenamento. Dopo essersi esibiti in combattimenti simulati, spericolate acrobazie, tecniche di arti marziali e tiri impossibili si dedicarono al meritato “riposo del guerriero”. L’impeccabile Jarvis arrivò appena finita la sessione, portando con se un vassoio pieno di sandwich al prosciutto e una brocca di limonata ghiacciata.
<Jarvis, a volte penso che tu abbia dei veri superpoteri... come fai ad apparire quando più abbiamo bisogno?>
<Anni ed anni di esperienza, padron Clint.>
<Sul serio Jarvis... sei un dono del cielo.>
<Grazie Capitano.>
Cominciarono a mangiare, poi Clint riprese a parlare
<Allora come ti dicevo, questa ragazzina di soli diciasette anni ha preso arco e faretra e s’è messa in testa di diventare l’ Occhio di Falco della nuova generazione. Ma ci credi?>
<Hai detto che è brava però> gli rispose Cap addentando il suo sandwich
<Oh ti ci metti anche tu? È molto dotata, questo si, ma è una ragazzina! Dove si è mai sentito di un minorenne che combatte il crimine nelle strade!>
<Uh ce ne sono a bizzeffe, in realtà... io stesso alla sua età mi allenavo constantemente per il ruolo che ricopro oggi. Anzi ho iniziato ben prima.>
<E ci ridai... ma stai dalla sua parte?>
<Se posso intromettermi padron Clint> intervenne Jarvis <Anch’io sarei molto apprensivo se un giovane adolescente decidesse di dedicarsi alla nobile crociata contro il crimine... tuttavia, sarei anche molto fiero nel vedere che il seme della generosità ha atticchito nei cuori delle nuove generazioni. Siete un esempio, ed è inevitabile che qualcuno prima o poi decida di seguire le vostre orme. Dunque se proprio questa ragazza a deciso di navigare in queste acque... beh almeno insegnamole a nuotare. E se a insegnarle fosse uno degli “eroi più potenti della terra”, credo le darebbe maggiori possibilità di cavarsela.>
<Oh andiamo! Ma avete sentito quello che vi ho detto? Ha solo diciasette anni! Diciasette! Ma chiedo cosa le passi per la testa, a quella...>
<Lei cosa pensava quando aveva diciasette anni, signore?> e Clint Barton rimase senza parole.
<Jarvis, le tue parole mi hanno fatto riflettere. Forse non hai tutti i torti sai? Dovremmo insegnare alle nuove leve...> disse Cap lisciandosi il mento.
Le parole dei suoi due amici fecero riflettere anche il burbero arciere. Ripensò alle tre volte in cui incontrò Kate. Non era una figlia di papà, questo è certo. Era una ragazza molto giudiziosa... con una lingua lunga, tagliente e velenosa. E’ dotata di una forte personalità, caparbia ed impulsiva. Non sarebbe bastata il rimprovero dell’altra sera a farle cambiare idea. Avrebbe sicuramente continuato per quella strada, e avrebbe finito col farsi ferire... o peggio. Jarvis aveva ragione: aveva più chance di cavarsela sotto la sua guida. Prima però doveva fare un ultimo tentavio per dissuaderla. Dato che ne conosceva il domicilio si piazzò davanti la sua abitazione, e ad una certa ora la vide in abiti civili salire su una macchina sportiva. Poco prima che imboccasse la prima curva, le agganciò il paraurti con un freccia dotata di segnalatore di posizione sulla punta. L’auto si fermò davanti un vecchio magazzino. Una volta dentro Kate andò in quello che era l’ufficio amministrativo e dal borsone sportivo che portava con s’è tirò fuori il suo costume nero e lo indossò.
<Così questa è la tua “Batcaverna”?>
Kate si girò di scatto, spaventata.
<TU? Che ci fai qui?>
<Ti ho seguita. Devo parlarti.>
<E di cosa vuoi... ehi! Mi guardavi mente mi cambiavo?>
<Ehi! Per chi mi hai preso??? Io stavo con la Vedova Nera, che ti credi? Non ho bisogno di sbirciare le mocciose come te!>
<Che cosa vuoi?>
<Ascolta... questa cosa del...insomma, perchè lo fai?>
<Non sono affari tuoi. Cos’è ci hai ripensato? Sei qui per insegnarmi?>
<Frena, non correre. Prima cosa volevo sapere se questa cosa non sia un capriccio, un gioco o una moda...>
<Non ti deve interessare il perchè. Le mie motivazioni sono solo mie.>
<Non fare la dura con me, ragazzina. Non mi impressioni. La lotta al crimine non è come si vede nei film. Nella vita vera...>
<Non sono una sprovveduta, mi sono allenata duramente. Hai visto l’altra sera no? >
<Come no. Tre su cinque li ho presi io.>
<E chi te l’ha chiesto? Non avevo bisogno del tuo aiuto! Ce l’avrei fatta ugualmente!>
<Tu sogni, bella. Se non fossi arrivato...>
<Oh ma che vuoi? Io ti ho chiesto di aiutarmi e tu hai rifiutato! Mi hai scaricato lì in mezza alla strada, come una zoccola dopo una sveltina! Non mi vuoi aiutare? Pace allora! Ma non venire a dirmi cosa devo fare o perchè lo faccio!>
Ecco perchè non riusciva a togliersela dalla testa . Ecco il perchè di quella strana sensazione di deja vù. Quella ragazza gli ricordava... se stesso. Stessa rabbia verso il mondo, stessa intolleranza all’autorità.
< Senti, diamoci un taglio. Diciamo che stasera esco in pattuglia con te. Ma intendiamoci, non ti ho accetato come allieva, capito? Voglio solo vedere come ti muovi.>
<Dici davvero?> esclamò lei con una malcelata nota d’entusiamo nella voce.
<Certo. Dimmi dove pensavi di andare?>
<Central Park. Due delle vittime dello squartatore sono state viste per l’ultima volta lì. Pensavo che potesse essere un inizio.>
<Forse, ma un pò debole. Cosa sappiamo di lui?>
<Poca roba, a parte che stupra le vittime, prima di ucciderle. Ovviamente il movente è puramente sessuale: le vittime era tutte donne, di età differenti ma tutte giovani e in salute. Sei di loro erano bianche, una era di colore, l’altra asiatica. Lo schifoso voleva assaggiare diverse varietà di ”gusti”.>
<Pare di si. Dove sono stati ritrovati i corpi?>
Kate tirò fuori una piantina, segnata in vari punti. Clint notò quanto la ragazza fosse preparata.
<In questa zona vedi? Ha un suo territorio. >
<Si, è un abitudinario. O è uno sicuro di se, convinto che non lo beccheranno mai, o è uno che desidera inconsciamente di venire fermato. Come pensavi di agire?>
<Non so... dei piantonamenti, nascondendomi sugli alberi, tra i cespugli. Qualcosa di questo genere...>
<Ho un idea migliore. Ma tu devi fidarti di me.>
Come si fa a scovare un animale che si vuole stanare? È il trucco più vecchio del mondo, ma anche il più efficace: le si mette un’esca. Così quella sera Kate Bishop mise da parte costume, arco e faretra optando per degli attilatissimi fuseaux e un top corto. Era tardi e una ragazza giovane, carina, che passeggiava tutta sola per Central Park era come una calamita per malintenzionati. Occhio di Falco - anzi Clint Barton dato che era in abiti civili per non dare nell’occhio - non la perdeva di vista nemmeno per un attimo, seguendola da lontano senza essere visto. A parte qualche spacciatore che le domandava se voleva della roba, com’era prevedibile non c’era molta gente nel parco, a quell’ora. La prima missione di Black Arrow s’era rivelata un buco nell’acqua; due ore a girare inutilmente... era un aspetto di quel lavoro di cui non aveva tenuto conto, per il quale avrebbe dovuto imparare a sviluppare un virtù che le mancava, la pazienza; non sospettava minimamente che Clint aveva programmato il tutto con la speranza che mostrandole il lato più noioso e duro del suo lavoro la ragazza avrebbe abbandonato l’idea di divenire una supereroina. Nel mentre che rimunginava su questa cosa, venne illuminata dai fari di un auto:
<Buonasera. Ci siamo perse?>
<Buonasera, agente. No non mi sono persa... stavo facendo una passeggiata.>
<A quest’ora di notte?>
<Ero a casa del mio ragazzo, nell’Upper West Side. Abbiamo litigato e me ne sono andata.>
<Non poteva chiamare un taxi?>
<Gliel ho detto, volevo fare una passeggiata.... schiarirmi le idee, ecco.>
<Capisco. Ma andarsene da sola nel parco a quest’ora della notte può essere molto pericoloso, non li legge i giornali?>
<Ha ragione agente. E’ stato molto sciocco da parte mia.>
<Vieni, sali in macchina. Ti accompagno a casa.>
Sali sul sedile anteriore senza fare troppe storie.
< Quel poliziotto fa solo il suo dovere, lo so.> pensò Clint <Ma sta mandando all’aria il piano... oh beh poco male; magari Kate si convincerà a rinunciare a dare la caccia allo squarciatore.>
La macchina partì e Kate fissava la strada dal finestrino, persa tra mille amari pensieri
<Scortata a casa come una ragazzina scappata di casa... certo, questo poliziotto sta proteggendo una ragazza indifesa, per quel che ne sa lui, ma dubito che a l’Uomo Ragno sia mai successo... scommetto che se ero un ragazzo non mi avrebbe fermata. Occhio di Falco starà gongolando adesso, ancor più convinto a farmi mollare....> quasi non sentì nemmeno la puntura sul collo, semplicemente un velo nero calò davanti ai suoi occhi. Quando li riaprì si ritrovò nuda, con le mani sopra la testa ammanettate ad una tubazione.
<Co-cos.... d-dove sono..??>
Non poteva saperlo, ma si trovava nello scantinato di un casolare abbandonato di periferia, simile in tutto e per tutto alla catapecchia in cui viveva Tyler Durden in Fight Club, circondato per tutto il perimetro dal nastro giallo della polizia.
<Ti sei ripresa? Bene. Mi hai risparmiato la fatica di svegliarti.>
<Ma che... >
<Sssssh, non fiatare. Non rovinare il momento con i tuoi pianti. Verrà il momento in cui dovrai gridare... ma non adesso. Fatti ammirare... sei niente male, dico davvero. La migliore che mi sono fatto. Così giovane... così soda.> disse palmandole avidamente un seno, mentre Kate venne attraversata da un brivido di terrore che la paralizzò <Meriti un trattamento di favore. Con te mi divertirò molto più a lungo rispetto che con le altre. > lei cacciò un grido rabbioso agitantosi con tutte le sue forze.
<Cerchi di spezzare le manette? Ah provaci pure....oh, e puoi gridare quanto vuoi... tanto qui nessuno ci disturberà. Siamo soli in un raggio di molte miglia in ogni in ogni direzione.> le disse leccandole la guancia mentre sul viso della ragazza appariva un espressione di disgusto.
Dal piano di sopra una porta veniva abbattuta da un violento calcio.
<KATE!> gridò Occhio di Falco, giunto sul posto. Un urlo gli giunse in risposta, ma non riuscì a capire da dove provenisse. Lei provò nuovamente a gridare, ma il suo carceriere la imbavagliò prima che potesse farlo.
<E questo chi caz&% è? Il tuo fidanzato?> disse tirando il cane alla sua pistola <Beh peggio per lui... non avrebbe dovuto impicciarsi!>
Dentro era buio pesto. Falco avanzava lentamente, teso come la corda del suo arco, pronto a scoccare una freccia. Il poliziotto salì verso il piano superiore, senza fare il minimo rumore, contando sul fattore sorpresa. Rimase di stucco quando riconobbe nel Vendicatore vestito di viola l’intruso che violò il suo covo. Lo investì con la luce di una torcia elettrica e aprì il fuoco in sua direzione. Occhio di Falco fu tratto in salvo dai suoi allenatissimi riflessi, che gli permisero di schivare il proiettili, e grazie all’infallibile mira per cui era celebre, lo privò della sua pistola. Una volta disarmato gli fu addosso, colpendolo con forza prima all’addome, poi al volto.
<DOV’E’ LEI?> gli gridò furiosamente <DOVE?>
<G-giù...> rispose a fatica, indicando le scale con la mano. Falco lo colpì con un altro pugno, mettendolo K.O. e scese di sotto.
<KATE! STAI BENE?> disse lui, premuroso
<E’ un poliziotto, Occhio di Falco, un poliziotto! Questo bastardo è uno sbirro! Chi diffiderebbe di lui? chi mai perquisirebbe un auto della polizia? Ecco perchè nessuno lo sgamava!>
<Sta calma, l ho messo fuori combattimento. Adesso ti libero, ti rivesti e ce ne andiamo>.
Kate era ancora indebolita per la droga che aveva preso, Falco le diede una mano a salire le scale.
<Dov’è lui?> chiese
<E’ lì per terra, steso. Lui...> ma non terminò la frase appena vide che il corpo non era dove l’aveva lasciato. Si voltò di scatto e venne accecato dallo spruzzo di uno spray al peperoncino.
<AAAAAAAAAAAAAAARGH!> gridò l’arciere, piegandosi in avanti per il dolore, poi venne colpito alla testa da un manganello. Falco cadde a terra, stordito, e il suo avversario approfittò di questo momento di debolezza per dargli un calcio fortissimo allo stomaco, che lasciò l’eroe senza fiato.
<Non avresti dovuto immischiarti, buffone mascherato. Adesso mi tocca farti fuori...> e tirò fuori dalla fondina della caviglia l’altra pistola.
Kate era in ginocchio sul pavimento; faceva fatica a stare in piedi, ma voleva soccorrere il supereroe. Raccolse da terra il suo arco e una della frecce che gli erano cadute quando venne colpito. La mano gli tremava, ma non poteva permettersi di sbagliare... e infatti non sbagliò: la freccia colpì il poliziotto nel braccio, impedendogli di premere il grilletto. Kate si tirò su, approfittando del fatto che il suo rapitore era in ginocchio per il dolore, e non appena gli fu vicino inizio a tempestarlo di pugni: più lo colpiva e più sentiva le forze tornagli.
<BASTARDO! PEZZO DI MERDA! LURIDO SCHIFOSO! NON MI TOCCHERAI MAI PIU’, MI HAI SENTITO? MAI PIU’!> continuò così a lungo, anche dopo che il maniaco perse i sensi, finchè una mano non le fermò il polso.
<Basta così, Kate. E’ finita.> le disse Clint
La ragazza rifiatò per un istante, poi scoppiò in un pianto liberatorio tra le sue braccia.
Epilogo
Gli agenti rimasero scioccati nel scoprire che lo squartatore era uno dei loro, Zack Rafferty. (2) Era dai tempi di Stan Carter, il Mangia Peccati, che il corpo di polizia non subiva un umiliazione tale.
Kate rimase in un glaciale silenzio quando lo portarono via, ma il suo sguardo era eloquente. Occhio di Falco finì la deposizione alla polizia e poi andò verso di lei. Non avrebbe cambiato idea, ormai la decisione era stata presa. Stanotte aveva avuto il suo battesimo di fuoco, e avrebbe continuato per quella strada, con o senza il suo aiuto.
<D’accordo, allora. Ci sto.>
<Cosa?>
<T’insegnerò. Sarò il tuo maestro. Ma ad una sola condizione: sia fa a modo mio. Non transigo su questo. Hai visto stasera? Basta la minima distrazione e anche il più esperto di noi rischia di venire ammazzato. Quindi, patti chiaro: io dico, tu esegui, senza discussioni. Intesi?>
<Ok> disse semplicemente lei.
<Bene. Andiamo a casa, adesso...>
LE NOTE
Che dire di questo
secondo numero? Iniziamo dal titolo: è un omaggio al secondo volume della
trilogia Millennium (La ragazza che giocava con il fuoco)
perchè anche in questo racconta abbiamo una ragazza
che affronta un uomo che odia le donne (titolo del primo volume). La nostra
Kate diventerà una presenza fissa nei prossimi mesi, e presto potrete seguire
le sue avventure (e quelle dei suoi compagni) in Giovani Vendicatori. Un altro appunto da fare è che trovavo poco
plausibile, nel MU classico, che una ragazza pur dotata diventasse abile con
arco e frecce tanto da combattere il crimine solo grazie a costose lezioni: ero
convinto che necessitasse dell’addestramento speciale, per questo in MiT prenderà lezioni dal nostro Occhio di Falco... e non
solo da lui ^_^
Il suo nome in
codice, come avete letto, è stato preso dal romanzo di R.L. Stevenson (e volendo è anche un piccolo omaggio all’arciere
della Distinta Concorrenza) e non lo abbiamo tradotto, lasciandolo quindi in
originale, perchè in italia
il re degli Inumani Black Bolt è
stato tradotto come Freccia Nera da decenni ormai, dunque rischiavamo
l’omonimia.
1= Anni fa Occhio
di Falco è stato il capo della sicurezza della Cross Technologies, dopo che il
governo lo cacciò dai Vendicatori per fare posto a Falcon, in nome della politically correct.
Fu
durante quel periodo che conobbe l’eroina Mimo, che come sappiamo divenne sua
moglie.
2= Il nome Zack Rafferty l ho scelto in base a due famosi “sbirri”
corrotti: il nome “Zack” inzia per zeta (“Zed” in inglese)
in modo da richiamare il poliziotto maniaco di Pulp Fiction, interpretato da Peter Greene, mentre il cognome Rafferty l ho
preso dal poliziotto di Sin City vol. 3 – Un'abbuffata di morte
(The Big Fat
Kill) di Frank Miller, che nel cinema ha avuto il
volto di Benicio Del Toro
Carmelo Mobilia